Alla fine, l’ha spuntata. Il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina ha vinto il braccio di ferro e ha ottenuto che il dcpm licenziato ieri con le misure anti-contagio vedesse scongiurata l’ipotesi di chiudere le scuole e ricorrere alla didattica a distanza. L’aver dovuto accettare la soluzione dell’introduzione delle lezioni nel pomeriggio diventa un sacrificio accettabile, se pensiamo che alla vigilia della giornata più attesa il governatore della Campania chiudendo le scuole aveva dato nuove argomentazioni a chi chiedeva di ricorrere alla sospensione delle lezioni. Insomma, Azzolina ha riportato a casa quanto voleva, dovendo respingere più di un assalto. Dalla sua il ministro ha potuto sbandierare i numeri dei contagi, che al momento sono attestati nelle scuole su percentuali minime. Il problema non è a scuola, è tornata a ribadire, ma semmai nei trasporti, che costituiscono una fonte di contagi se non si prenderanno misure contro il sovraffollamento. Non ha potuto quindi scongiurare che lo scaglionamento degli ingressi prevedesse anche la possibilità di far tornare sui banchi gli studenti il pomeriggio. Con tale provvedimento si potrà comunque garantire la didattica in presenza, ormai per il ministro diventata una bandiera da difendere. Se Azzolina può tirare un sospiro di sollievo, la gestione del dopo decreto appare tutt’altro che semplice. Benissimo l’ingresso scaglionato ma come risolvere il problema dei trasporti? La verità è che per riorganizzare le corse per assicurare nuovi orari occorrono più mezzi e, soprattutto, maggiore personale. Vista la realtà non certo idilliaca che si registra in tante regioni, si tratta di un sogno. Lo stesso problema del personale si pone nel caso dell’allungamento delle lezioni il pomeriggio. Se mancano gli insegnati per coprire il normale orario di lezione, come pensare di poter assicurare la copertura delle cattedre nel pomeriggio? Ancora più grave si prospetta la questione per il personale tecnico. Per organizzare gli ingressi scaglionati occorre un esercito di nuovi bidelli. In pochi scommetterebbero che la cosa sarà risolta in quattro e quattr’otto, ammesso che lo potrà essere mai. Insomma, la scuola riapre nella normalità (normalità si fa per dire) ma chi vorrebbe essere nei panni dei direttori didattici?
Alberto Barelli