Fonte: Il Messaggero – 16 novembre 2020
Da questa mattina uno studente su due potrà seguire le lezioni scolastiche solo online. La cosa inizia a preoccupare i professori, per la possibilità di ricorsi a causa delle interrogazioni effettuate a distanza. Spiega la questione Stefano Sancandi, dirigente scolastico del Primo Levi di Roma: «Un giudizio così diverso dal passato è a rischio di ricorso da parte delle famiglie. Le insufficienze in pagella verranno di certo contestate in una fase comne questa, anche a causa dei programmi che spesso vengono ridotti. Se invece riusciamo a rientrare a scuola, almeno a gennaio, avremo il tempo di fare una verifica alla vecchia maniera». Nel frattempo, però, i numeri dei ragazzi tenuti a distanza dalle aule aumentano. Alle superiori si è ormai raggiunto il 100% delle lezioni online, mentre si moltiplicano le regioni cosiddette rosse, in cui studieranno da casa anche le classi di seconda e terza media: Da oggi tocca oltre ai ragazzi della Lombardia, del Piemonte e della Calabria, anche a quelli della Toscana. In Campania le scuole sono state già tutte chiuse dall’ordinanza del presidente della Regione, Vincenzo De Luca. Ci sono poi le scuole dell’infanzia, elementari e medie calabresi, anch’esse tutte chiuse. E infine ieri sera è arrivata l’ordinanza della regione Basilicata dove chiudono, da domani, anche le scuole elementari e medie. Cosa che in queste ore dovrebbe accadere anche in Abruzzo. Pertanto restano online 2,7 milioni di studenti delle scuole superiori in tutte le regioni senza distinzione, circa 400mila alunni campani tra elementari e medie, oltre 170 mila ragazzi calabresi dalla materna alle scuole medie e 321 mila ragazzi di seconda e terza media delle regioni rosse. Praticamente oggi saranno vuoti i banchi di oltre 3,6milioni di studenti. Cioè il 48% dei 5milioni complessivi di ragazzi che frequentano la scuola italiana. Da domani resteranno a casa anche i 35mila studenti delle scuole elementari e medie della Basilicata. Un banco su due, quindi, resta vuoto. E così la scuola, a causa del Covid, sta cambiando volto e abitudini. La conseguenza, spiega Sancandi, è che se la classe virtuale deve prendere il posto di quella reale, vanno considerati tanti aspetti: «La valutazione deve essere flessibile spiega Stefano Sancandi, dirigente scolastico del Primo Levi di Roma se non possiamo fidarci del compito scritto al 100%, dobbiamo considerare l’impegno e la partecipazione alle lezioni. Un altro aspetto da considerare sono le assenze: in presenza quando uno studente entra a scuola ci resta per l’intera giornata. Ma con le lezioni online sta capitando di vedere sparire gli alunni per un’ora e poi rientrare: sono assenze a tutti gli effetti». Vuol dire che se non si raggiunge la quota minima, si rischia la bocciatura.
Abstract articolo di Lorena Loiacono