Fonte: La Stampa – 18 novembre 2020
Seimila genitori e docenti hanno sottoscritto un appello inviato ai ministri Speranza e Azzolina per chiedere che gli studenti con fragilità possano usufruire della didattica a distanza. Il messaggio è: «Figli a scuola? Sì, certo ma non a costo della nostra salute». La normativa prevede che gli studenti con una fragilità certificata debbano poter usufruire della didattica a distanza. Ma cosa succede quando gli studenti convivono con genitori malati oncologici, fratelli immunodepressi o diabetici o più semplicemente con nonni conviventi che rischierebbero la vita in caso di contagio Covid? E cosa succede nel caso in cui sono gli insegnanti ad avere in famiglia conviventi fragili? Praticamente nulla. «Un tema così delicato non si può lasciare al buon cuore dei dirigenti, va normato. Anzi ci aspettavamo regole chiare già a settembre, dopo il nostro primo appello», lamentano genitori e docenti. In effetti la lettera inviata in questi giorni era già stata presentata settimane fa ma senza ottenere riscontro. Ed ora i promotori dell’iniziativa accusano: «Cari ministri ci sentiamo ignorati e abbandonati dalle istituzioni. Anche noi tifiamo per le scuole aperte, ma ci sono casi che vanno tutelati: quando in famiglia ci sono conviventi fragili dateci la possibilità di scegliere di fare didattica a distanza fintanto che permarrà lo stato di emergenza». A sottoscrivere l’appello è anche Stefania Sambataro, romana, mamma di due bambini di due mesi e di 9 anni è una delle responsabili del movimento «Scuola e Sicurezza- Scelta libera tra Dad e didattica in presenza». Con lei hanno firmato la lettera l’Associazione nazionale malati reumatici (Anmar), e l’Associazione italiana diabetici Fand e la Fondazione The Bridge. Intanto decine di genitori hanno avviato battaglie legali individuali con i dirigenti, in 100 (genitori e docenti) sono pronti a fare un ricorso collettivo al Tar. «Il rischio di contagio non è uguale per tutti gli individui. E per le seimila famiglie che rappresentiamo, il contagio potrebbe risultare letale», dice. (…) Tra i genitori c’è chi non manda a scuola i figli in attesa di risposte e con la speranza di non superare il limite massimo delle assenze per la perdita dell’anno scolastico, e chi si è rassegnato all’educazione parentale. A volte si ricorre anche a docenti privati.
Abstract articolo di Elisa Forte