Fonte: Collettiva.it – 11 dicembre 2020
Qualche intervento “settoriale”, per di più insufficiente, ma nessuna novità che testimoni un cambio di rotta sulle politiche della scuola: questo il giudizio negativo della Flc Cgil rispetto al ddl 2790 relativo al bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e a quello pluriennale per il triennio 2021-2023. “Nell’introduzione al Piano di ripresa e resilienza – spiega Luigi Caramia, della segreteria nazionale del sindacato della conoscenza della Cgil – c’è scritto che la scuola è uno di quei capitoli su cui bisogna più puntare e investire. Peccato che di tutto questo nella legge di bilancio non troviamo traccia”. Mancano gli stanziamenti per le grandi riforme – l’obbligo scolastico a 18 anni e la generalizzazione della scuola dell’infanzia – come pure gli interventi richiesti dall’emergenza Covid, a partire dal potenziamento dei trasporti. In legge di bilancio, infatti, è presente un fondo unico di 150 milioni che però riguarderà lo specifico trasporto scolastico, quindi rivolto solo agli alunni e alle alunne del primo ciclo. Nessun riferimento circa l’attivazione di presìdi sanitari in ogni scuola. “Su questi temi ci aspettiamo un intervento. – rilancia il sindacalista – Il governo scelga quale può essere il miglior vettore normativo, ma agire è fondamentale”. (…) Nonostante tutta l’enfasi posta sul tema praticamente nulli sono stati gli investimenti per la digitalizzazione delle scuole, – ci sono solo alcune decine di milioni – sulle figure degli animatori digitali o sulle equipe territoriali. Anche il capitolo che riguarda gli stanziamenti economici per il rinnovo dei contratti è una nota dolente. Le risorse effettivamente disponibili ammontano complessivamente a poco più di 3,2 miliardi di euro il che, per il comparto istruzione e ricerca, si traduce un aumento degli stipendi del il 3,5 per cento, ovvero di 83 euro medi mensili lordi, che però si abbassano per il riassorbimento dell’indennità di vacanza contrattuale. Nessuna traccia di quell’aumento a “tre cifre” forse troppo precipitosamente promesso.
Abstract articolo di Stefano Iucci