Fonte: La Stampa – 4 gennaio 2021
Abstract articolo di Chiara Saraceno
Non si può lasciare nell’incertezza studenti e insegnati, andando avanti con l’attività scolastica di giorno in giorno, affidandosi a soluzioni di fatto improponibili, macchinose e che necessitano di un dispendio di tempo organizzativo che potrebbe essere investito per una didattica adeguata alla situazione. Come ripetono i presidi, per esempio, i doppi turni sono impossibili, o molto difficili da realizzare con il numero degli insegnanti attuali, perché insegnano su più classi (e in alcuni casi su più scuole). Anche per la scuola secondaria di primo grado lo scaglionamento degli orari di entrata e uscita è impraticabile, anche perché gli orari sono già molto lunghi. Aggiungiamo che le scuole non sono attrezzate per il servizio mensa. Perdurando la pandemia, meglio ricorrere alla didattica mista in modo stabile, senza cambiarla (o annunciarne il cambiamento) ogni quindici giorni. Se la situazione dei trasporti, del monitoraggio con i tamponi, della capacità di contact tracing non permette più del 50% in presenza, ci si organizzi per quella percentuale almeno per il prossimo mese o anche due, modificandola se solo quando la situazione epidemiologica sarà sensibilmente migliore, evitando annunci e promesse impossibili. E ci si impegni per una didattica a distanza che non sia la semplice trasposizione via video di quella frontale in presenza, senza caricare di compiti in modo inverosimile.
Oggi si tratta di esplorare le potenzialità del digitale, come risorsa di contenuti (si trovano splendide lezioni su pressoché tutto, fatte in modo estremamente affascinante), ma anche di guardarsi attorno nella propria comunità, per trovare sia chi può accompagnare gli studenti (e i docenti) che hanno maggiore difficoltà. Prendiamo atto che anche quest’anno scolastico è destinato a non essere “normale”, evitando di ripetere gli errori dello scorso anno e del primo trimestre di questo. Non basta ripetere il mantra della scuola come priorità e neppure del ritorno in presenza senza se e senza ma. Più produttivo ragionare su come mettere l’investimento nella scuola come una delle priorità del piano per il Next Generation Eu e, per l’anno in corso, porre le basi per una didattica integrata efficace, innovativa e praticabile. Magari riflettendo di ricorre, dopo aver vaccinato gli operatori sanitari e delle Rsa, anche alla vaccinazione degli studenti (dai 16 anni in su) e degli insegnanti.