Malattia, niente più certificato medico nei primi 3 giorni.

Fonte: tecnicadellascuola – 26 marzo 2021

L’Italia deve adeguarsi all’Unione europea anche sulla certificazione dello stato di malattia dei lavoratori: nei primi giorni di assenza, se si eccettua una parte del comparto privato, nel nostro paese i dipendenti sono costretti a produrre una certificazione medica. Mentre in molti paesi d’Europa questo non avviene. A proporlo, con una richiesta ufficiale rivolta al governo, sono il Sindacato medici italiani (Smi) e la Confederazione dei Sindacati autonomi dei lavoratori (Confsal). “Il governo adotti provvedimenti urgenti a partire dalla possibilità per i cittadini italiani di produrre, come in altri Paesi europei, l’autocertificazione per i primi tre giorni di malattia, nell’ottica della semplificazione burocratica“, scrivono il segretario generale dello Smi Pina Onotri e il segretario generale di Confasal Angelo Raffaele Margiotta. “Se il lavoratore ritiene che il suo malessere invalidante sia di natura passeggera – incalzano i sindacalisti – può, sotto sua responsabilità, autocertificarla. Questo provvedimento rappresenterebbe uno sgravio del lavoro per i medici di medicina generale“.

Come sottolineano i due rappresentanti dei lavoratori, comunque “si lascerebbe in ogni caso all’Amministrazione di poter sempre disporre a campione la visita fiscale”, garantendo in questo modo la possibilità di verifica da parte del proprio datore di lavoro. Per i dipendenti della scuola, tra l’altro, si tratterebbe tra l’altro di una pratica tutt’altro che frequente: un docente o Ata, infatti, in media si assente 8-9 giorni l’anno, compresi i giorni di “malattia” legati alle visite specialistiche. Numeri ufficiali alla mano, nella scuola mediamente le assenze da giustificare con certificati medici sarebbero non più di una ogni mese e mezzo. Un numero inferiore, seppure di poco, rispetto alla media del pubblico impiego, che si attesta sui 9-10 giorni annui di assenza dovuta a motivi di salute. (…) Con l’occasione, Onotri e Margiotta hanno chiesto pure che “in ogni scuola di ordine e grado s’istituisca un presidio sanitario, composto da medico scolastico, da un infermiere e uno psicologo per mettere in pratica un’efficace politica di prevenzione sanitaria e di tracciamento del contagio da coronavirus”. “Sosteniamo il ripristino della medicina scolastica utilizzando l’apporto dei medici convenzionati per contrastare la pandemia con diagnosi precoci e tracciamento del contagio. I servizi di medicina scolastica possono rappresentare dei presidi sanitari efficaci perché direttamente presenti negli edifici scolastici e a stretto contatto con studenti, genitori e insegnanti”, concludono i sindacalisti. Quello di reimmettere il medico scolastico è una delle proposte che ogni anno vengono avanzate, ma che poi decadono, quasi sempre per mancanza di finanziamenti. Se ne era parlato con insistenza anche lo scorso anno, con l’avvento e la gestione della pandemia, poiché la presenza a scuola di un medico sarebbe stata utilissima (come del resto lo sarebbe oggi) per la gestione dei casi Covid-19: in questo modo, dirigenti scolastici ed insegnanti avrebbero a disposizione un professionista in grado di interagire – per gestire anche i problemi di salute non necessariamente legati ai contagi – direttamente con le istituzioni sanitarie.

Abstract articolo di Alessandro Giuliani

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