Sulla scuola il governo è riuscito a battere ogni record: sono tutti scontenti. Nella ridda di smentire, dietrofront, balletto delle percentuali è questo l’unico dato che possiamo dare per certo. Con le decisioni decretate nei giorni scorsi innanzitutto è tornato a infiammarsi il rapporto con le regioni. I dirigenti scolastici sono di nuovo in croce, alle prese con la missione impossibile di garantire i parametri di sicurezza. I familiari e gli studenti sono sul piede di guerra in tutto il paese. I precari hanno capito che una soluzione alla loro situazione, stante i contrasti dentro la maggioranza, è ormai da archiviare. I sindacati continuano inascoltati a lanciare l’allarme per la carenza di insegnanti a partire dal prossimo settembre. Quelle del governo sono decisioni si fa per dire, la puntualizzazione è doverosa, perché ogni giorno ce ne è una nuova e si può stare ormai certi che un provvedimento nato in un modo, si ritrovi a essere stravolto nel giro di qualche nottata. Mai dall’inizio della pandemia era comunque successo che quanto concordato con le regioni venisse poi totalmente disatteso in modo così clamoroso. Questa è l’accusa principale rivolta dai governatori all’esecutivo e, stando al balletto relativo alle percentuale degli studenti in classe, è difficile poter affermare che la realtà dei dati non dia loro ragione. Certo a seguire le vicende relative alla scuola non ci si annoia. Resta l’amaro in bocca a pensare che manca soltanto un mese alla fine dell’anno scolastico. Diciamolo: trattandosi di gestire soltanto qualche settimana, un bel po’ di beghette potevano essere evitate.
Alberto Barelli