Fonte: la Repubblica –12 maggio 2021
Abstract articolo di Michele Bocci
Vaccini ai ragazzi tra i 12 e i 15 anni a partire dal primo luglio. L’Italia spera nel via libera dell’Ema all’utilizzo di Pfizer sui più giovani. In vista del provvedimento, atteso per giugno, si pensa a progettare la campagna estiva. (…) Non sarà facile organizzare la campagna vaccinale per i più giovani in piena estate ma l’obiettivo è quello di estenderla il più possibile per fare in modo che il rientro a scuola possa avvenire senza problemi. La Germania ha lo stesso obiettivo, come ha affermato ieri il ministro della Salute Jens Spahn: «I giovani dovrebbero avere la possibilità di ricevere almeno una dose del vaccino, idealmente entrambe, prima dell’inizio della scuola».
Se il nostro Paese punta su Pfizer per proteggere i giovani, c’è la questione dei tempi per la seconda dose, che per la casa produttrice dovrebbe essere di 21 giorni. La richiesta di Valeria Marino, direttore medico di Pfizer Italia, di rispettare i 21 giorni non avrà impatto sulla campagna vaccinale. Al ministero alla Salute sono convinti di proseguire sulla strada intrapresa, perché ci sono le ricerche sulle milioni di dosi iniettate nel mondo a dimostrare che si possono allungare i tempi. In questo modo è possibile avere più vaccini a disposizione per fare le prime dosi, quindi allargare la platea delle persone raggiunte dalla campagna.
Più complessa la questione di AstraZeneca, della quale si discute anche con le Regioni. (…) Anche secondo Ema non c’è quasi differenza tra il rischio di remotissimi effetti collaterali tra sessantenni e cinquantenni. I tecnici però non sono ancora tutti convinti di cambiare l’indicazione. «Il vaccino è comunque autorizzato dai 18 anni in su, quello sugli over 60 è solo un suggerimento», dicono. Un suggerimento che però pesa molto sui cittadini, che in alcune Regioni cercano di evitare Astra-Zeneca anche se appartengono a categorie alle quali può essere somministrato.
Ieri la presidente della Cts di Aifa Patrizia Popoli ha ricordato che quella Commissione tecnico scientifica ha dato una «valutazione rispetto al vaccino di Astra-Zeneca che non è cambiata: sulla base dei casi osservati, abbiamo detto che il beneficio/rischio è progressivamente sempre più favorevole al crescere dell’età». Però l’approvazione, come quella di Ema, è dai 18 anni in su. Sono stati il ministero, Consiglio superiore e lo stesso direttore dell’agenzia del farmaco a suggerire l’utilizzo sopra i 60 anni.
Il ministero ipotizza anche di adottare un “modello tedesco” per AstraZeneca. L’idea, già per la verità attuata in alcune Regioni, è di offrire comunque quel vaccino a chi ha meno di 60 anni. Chi vuole, se c’è disponibilità, lo può fare. Contemporaneamente si lavorerà anche per abbassare ai cinquantanni la raccomandazione.