2021: fuga dalla scuola d’estate.
Protagonisti non i guerrieri della notte del celebre film di John Carpenter ma docenti e personale delle segreterie delle scuole italiane che, dopo i sacrifici fatti per lunghi mesi per assicurare la didattica, non hanno più energie da spendere anche nei mesi estivi.
La rivolta contro il piano estate ha la sua paladina nella preside del Russolillo Daniela Pes. «Io e la mia squadra di insegnanti siamo stati guerrieri in questi 16 mesi di pandemia» – ha spiegato intervenendo a “Tutti a scuola” su Radio 24 – Per 16 mesi non ci siamo fermati un secondo e i ragazzi non li abbiamo mollati un attimo.
Quindi sentirci dire:
recuperiamo in estate ciò non è stato fatto da noi non funziona. Abbiamo chiesto e ottenuto l’impossibile e anche in questa occasione abbiamo chiesto i finanziamenti Pon, che attiveremo senz’altro, ma da settembre. In estate è impensabile».
Come darle torto?
In questi giorni il ministero ha usato toni trionfalistici nel comunicare l’alto numero di progetti presentati per accedere ai finanziamenti stanziati per le attività didattiche di recupero da promuovere durante l’estate. Ma, legittime perplessità di insegnanti e dirigenti scolastici a parte, sulla reale fattibilità dei progetti pende la spada di Damocle delle lungaggini burocratiche e della copertura del personale.
Se il numero dei progetti è stato elevato, la questione è inoltre quanti di questi supererà le verifiche e non finirà per essere cestinato per i numerosi cavilli. Di certo i dirigenti scolastici stanno trovando difficoltà enormi nell’ottenere la disponibilità degli insegnanti, che, diciamolo, sono già impensieriti alla prospettiva di fare i conti con i problemi ordinari che accompagneranno a settembre l’apertura del nuovo anno scolastico.
Intanto un altro fronte ci sta dimostrando che le auto incensazioni del governo sono un tantino esagerate. I sindacati hanno infatti avuto una dura doccia fredda nel leggere il contenuto del Decreto Sostegni. Di tutte le promesse fatte durante il confronto sul piano per la scuola ne sono rimaste ben poche e ora le varie sigle stanno scendendo sul piede di guerra.
Ma a bocciare le scelte del Ministero dell’istruzione è lo stesso Ministero dell’economia. Il dito viene puntato sul numero delle assunzioni a tempo indeterminato: «Non appare coerente con l’incremento della dotazione organica già realizzato di recente con il dl 1/2020» si legge nella nota diffusa nei giorni scorsi. Rispetto agli 800 mila euro di finanziamento aggiuntivo per gli uffici di diretta collaborazione invece si legge: «si ritiene necessario che la relazione tecnica sia integrata con maggiori elementi di dettaglio sulla destinazione delle predette risorse aggiuntive».
Parole in burocratese ma che non fanno presagire nulla di nuovo. Una cosa buona il Governo potrebbe farla: fuggire da un trionfalismo ingiustificato.
Direttore Dott. Alberto Barelli