Fonte: tecnicadellascuola – 16 giugno 2021
Abstract articolo di Alessandro Giuliani
Si potranno utilizzare i videogiochi per fare lezione a scuola: l’idea è già realtà. A spiegarne i motivi è stata la ministra per le Politiche Giovanili Fabiana Dadone. Durante una diretta live Twitch con Everyeye.it, rivista specializzata di gaming, alla vigilia degli esami di maturità 2021 che vedranno impegnati oltre mezzo milione di studenti, Dadone ha annunciato di avere parlato dell’idea con il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi: “con mio sommo stupore ha detto che seguiva il lavoro che stavo facendo e si è mostrato interessato. – ha spiegato – Anche secondo lui può essere una modalità diversa di imparare per i ragazzi”.
Attivo il fondo pubblico
La ministra ha ricordato che la scorsa settimana è arrivato il decreto attuativo per un fondo per gli sviluppatori di videogame: “si può quindi presentare la domanda. È un piccolo fondo che dimostra un minimo di attenzione” in questo settore. Ma per inserire i videogiochi la ministra sta cercando anche altri modi: “io ho la delega agli anniversari nazionali e finanziamo tutto ciò’ che riguarda il restauro di monumenti che ci dovrebbero ricordare la memoria della Nazione. Sto provando a metterci dentro il lato del gaming”.
Imparare la storia partendo dal game
“Se noi proviamo ad unire il lato ludico ma che sappia insegnare la storia, proviamo ad unire due mondi differenti e trasformiamo il ricordo in memoria. Il 4 novembre avverrà la commemorazione del Milite ignoto sarebbe carino all’interno della manifestazione – ha tenuto a dire – realizzare un momento in cui si ripercorre la storia anche tramite i videogame“.
La ministra per le Politiche Giovanili si è detta perplessa verso chi si mostra scettico: “bisognerebbe partire dal presupposto – ha dichiarato – che è difficile giudicare qualcosa che non si conosce. È più facile demonizzare partendo dall’idea che i ragazzi perdano tempo sui videogame, più’ difficile invece provare a conoscere cosa fanno e anche che tipo di competenze sviluppano.
C’ è molto spesso da parte del mondo degli adulti ma vale in senso lato anche da parte delle istituzioni”. In queste condizioni, ha aggiunto, “è difficile aspettarsi poi la reazione dell’opinione pubblica”.
L’età non è tutto
L’età è importante, ha detto, ma non è un elemento fondamentale. “È vero che io sono molto giovane in questo governo, che ha un’età media abbastanza elevata, però credo che sia una questione di testa e di impostazione” ed ha raccontato di aver parlato col premier Mario Draghi, ad esempio, dell’apertura di un suo canale Twitche: “lui era incuriosito nonostante abbia un’età che è il doppio della mia. Non è un fatto semplicemente anagrafico ma di apertura verso le cose diverse, c’è un po’ di timore rispetto al portare una innovazione così grande“.
Dadone ha quindi ammesso di aver trovato in questo ambiente “una grandissima community di ragazzi appassionati, che conoscono tante lingue e viaggiano tantissimo”. Una situazione, ha detto, “molto diversa da quello che mi veniva raccontato”.