Il Ministro dell’istruzione Bianchi paragonato a Don Milani, per aver sottolineato che la scuola ha il dovere di aiutare i ragazzi a raggiungere la promozione. Bocciarli è come metterli in croce, ha affermato testualmente, quindi chiamando in causa un riferimento religioso.
Il problema è che, per restare in tema, per passare ai fatti ci vorrebbe davvero un miracolo.
I dati diffusi da Eurostat, di cui oggi si occupano abbondantemente i mezzi di informazione, infatti parlano chiaro. I trentenni che hanno conseguito la laurea non raggiungono nemmeno il 30%, quindi neanche uno su tre. E certo fa pensare che il paese sia fanalino di coda, seguito solo dalla Romania.
L’Italia è di fatto maglia nera d’Europa e che spuntino le ali appare un sogno. Di fronte a questa realtà, sia detto con tutto rispetto, le parole, per quanto belle, lasciano il tempo che trovano. Ben vengano i richiami a Don Milani, sia chiaro, ma sarebbe il caso che si facesse tesoro di uno dei suoi insegnamenti più preziosi: la concretezza.
Non ci perdiamo allora in parole, attenendoci a un’indicazione che ci pare preziosa, che viene dalla rettrice dell’Università Sapienza di Roma Antonella Polimeni. Commentando i brutti dati relativi alla bassa percentuale di laureati, ha spiegato:
“L’obiettivo è collegare le università al mondo del lavoro, pensando a nuovi profili di studio. Gli interventi da mettere in campo sono orientamento, tutoraggio e placement per collocare i laureati”
Questa è la strada, ne siamo certi. Il problema è che, mentre è forse la prima volta che un’accademica italiana parla di tutor, l’università telematica eCampus ne ha fatto la carta vincente da diversi lustri. Per spirito di grazia, per tornare ai termini evangelici, non parliamo della formazione a distanza, che è stato il miracolo che durante la pandemia ha assicurato la continuità didattica e che finalmente è stata scoperta dagli accademici italiani.
Un fatto è certo: se il sistema italiano non si sveglia gli studenti non dormono. Un recente sondaggio ha evidenziato che tra i giovanissimi non c’è alcun pregiudizio verso le università telematiche. Senza le quali, sia detto per inciso, i dati dei laureati sarebbero ben peggiori.
Alba