Fonte: latecnicadellascuola.it – 5 luglio 2021
Abstract articolo di Alessandro Giuliani
Altro che ritorno a scuola nella normalità: a settembre dobbiamo mettere in conto un ritorno sui banchi con le stesse misure restrittive adottate nell’anno scolastico 2020/21. Alunni, docenti e personale gireranno per corridoi e classi con le mascherine rigorosamente indossate e dovendo osservare il distanziamento sarà inevitabile che nelle classi con un alto numero di studenti (in primis i licei dei grandi centri) torneranno pure la didattica a distanza e le entrate scaglionate.
A chiedere di organizzare queste condizioni sin da adesso è stato lo stesso Cts nella riunione di qualche giorno fa, quando ha annunciato che vanno individuate già ora le misure di massima da applicare per gli istituti scolastici a seconda che si trovino in zona bianca, gialla, arancione o rossa.
Questo significa che le scuole superiori di una regione che dovesse diventare “gialla” potrebbero ritrovarsi con metà studenti in presenza e metà in DaD. Mentre non è da escludere che in una grande città come Roma, Milano, Napoli o Palermo, seppure “bianca”, possano essere mantenute le entrate e le uscite degli studenti separate già dal primo giorno di scuola, con metà classe ad esempio che inizierà le lezioni alle 8 e l’altra metà alle 10, e le uscite di conseguenza sfalsate di due ore. Si tornerebbe, quindi, ai cosiddetti doppi turni, con i tanti problemi di gestione per chi finisce scuola nel pomeriggio.
Pochi immunizzati tra i giovani
Ora, è vero che i numeri sulle infezioni da Covid sono in netto miglioramento: appena 12 vittime e 808 positivi nelle ultime 24 ore, rispetto ai 22 morti ed ai 932 contagiati del giorno precedente. Inoltre, si registra una flessione dei ricoveri in terapia intensiva che scendono sotto quota 200. E sono cinque – più la Provincia di Bolzano – le regioni senza alcun paziente in rianimazione per il Covid: Umbria, Basilicata, Molise, Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia.
Ma è altrettanto vero che i numeri sui vaccinati sono impietosi: ad oggi, tra i 12 e i 16 anni gli immunizzati sono appena 136mila (il 2,94%), mentre quelli che hanno fatto la prima dose sono 746.702 (il 16,14%).
Ed è tutto dire che i 18-19enni che hanno fatto la doppia dose, tutti maturandi, sono praticamente tutti già usciti dal sistema scolastico.
Vaccinazioni a rilento
Ora, più di qualcuno ha sottolineato che a settembre il quadro sarà ben diverso. Il problema è che le ultime indicazioni farmacologiche sconsigliano Astrazeneca e Johnson&Johnson per tutti gli under 60, quindi pure per i giovanissimi. E questo sta rallentando non poco le vaccinazioni delle altre categorie: basta dire che sono ancora da vaccinare con la prima dose oltre due milioni e mezzo di over 60.
Tra no vax, eterni indecisi e impossibilitati a recarsi presso gli hub, non hanno fatto nemmeno una vaccinazione il 2,87% degli over 90, il 6,7% della fascia 80-89 anni, il 12% di quella 70-79 e il 17,79% di quella tra i 60 ed i 69 anni.
In queste condizioni, anche se il commissario per l’emergenza, il generale Francesco Figliuolo, ha detto che si farà di tutto per arrivare alla conclusione della campagna entro settembre ed il raggiungimento dell’immunità di gregge, con la copertura dell’80% della popolazione vaccinabile, la tempistica per la vaccinazione dei più giovani subirà inevitabili rallentamenti.
Gli esempi di Puglia e Lazio
Proprio oggi, l’assessore alla Sanità della Regione Puglia, Pierluigi Lopalco, ha detto che “la vaccinazione a tutti gli studenti” si potrà svolgere solo a partire dal 23 agosto.
Nel Lazio la mancanza di circa 100 mila dosi di Pfizer ha prodotto lo stop delle prenotazioni per gli over 17 ed il posticipo della campagna programmata per tutti i ragazzi tra i 12 e 16 anni.
I timori di politici e virologi
Intanto, se fonti del governo minimizzano e fanno sapere che la campagna “procede regolarmente secondo programma”, il ministro della Salute, Roberto Speranza, invita tuttavia alla prudenza:
“non dobbiamo assolutamente considerare vinta questa sfida, la partita è ancora tutta da giocare e l’epidemia non è chiusa”.
Il virologo Carlo Federico Perno, direttore dell’Unità di microbiologia dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma spiega perché:
“Se l’estate sarà un tana libera tutti come l’anno scorso, accoppiata al rallentamento della campagna vaccinale e a un’espansione della Delta, mi aspetto che in autunno avremo una recrudescenza di infezione”.
Ecco perché a settembre le scuole riapriranno con le stesse regole anti-Covid con cui si sono chiuse.