Regalo prenatalizio per il ministro dell’istruzione: il 10 dicembre sciopero generale della scuola.
A indire la mobilitazione sono le sigle sindacali Flc Cgil, Uil Scuola, Snals-Confsal e Gilda Unams, mentre non aderisce la Cisl Scuola.
Al centro della protesta non proprio cosucce da poco: carenza dei fondi per il rinnovo contrattuale; mancato potenziamento dell’organico covid; mancata soluzione per le classi pollaio; troppo personale ancora vittima del precariato.
A rendere ancora più amaro il quadro, è quindi il dilagare della sospensione delle lezioni in presenza a causa dell’aumento dei contagi. Da questo punto di vista purtroppo sembra di trovarsi di fronte a un bollettino di guerra.
Non solo sono sempre più le regioni che stanno registrando numeri preoccupanti ma sembra che la situazione sia peggiore dello scorso anno. I dati relativi a settembre-ottobre dicono che rispetto allo stesso periodo del 2020 i contagi tra alunni delle primarie e studenti sono saliti del 15,3% (in numeri siamo a + 7.022).
Preoccupa soprattutto il dilagare del virus tra i più piccoli. Sotto i 9 anni i casi sono stati 25.096, cioè quasi 10.000 in più rispetto allo scorso anno.
Se questa è la situazione, si comprende come il mancato rinnovo del totale del personale da impiegare per le procedure di controllo stia generando seri problemi. Lo stesso vale per la carenza di organico. Le segreterie stanno facendo l’impossibile per reperire i supplenti ma i tanti casi di insegnanti in quarantena sta rendendo l’impresa spesso impossibile.
Ha quindi una spiegazione l’iperattività del ministro Bianchi, che in queste ultime settimane sta rilasciando una dichiarazione dietro l’altra. Il problema è che il tempo dei proclami è finito. I problemi attendono risposte e l’aggravarsi della situazione non consente di giocare sulle promesse.
Se al ministero vogliono passare un Natale tranquillo, qualche risposta concreta devono iniziare a darla.
Direttore Dott. Alberto Barelli