Che concorso sarebbe senza il ricorso? Non sarebbe la solita cara vecchia Italia, dove la norma è che non si muove foglia senza proteste, polemiche e, appunto, ricorsi al Tar e chi più ne ha più ne metta.
Figuriamoci se un concorsaccio come quello che finirà per aver fatto arrabbiare mezzo milione di aspiranti docenti poteva scampare alla regola.
E infatti in questo caso trattasi di un bel ricorso collettivo. Questa è la strada annunciata dal Codacons della Puglia, in prima linea nel denunciare le magagne di un concorso “impossibile” per difficoltà dei test e le tante domande errate.
Intanto continua la mobilitazione dei sindacati.
“Le crocette non vanno bene per nessun tipo di selezione, tanto meno per insegnare”
– spiega Ivana Barbacci, segretaria di Cisl scuola –
“Non si selezionano così le persone per una professione così complessa. Noi abbiamo sempre stigmatizzato le crocette, purtroppo il legislatore, attraverso un concorso lampo, voleva dimostrare che si sarebbero selezionati i migliori. Ma una professione tanto delicata richiede una selezione adeguata. Peraltro parliamo di colleghi laureati”.
La presenza accertata di quesiti sbagliati apre la strada all’accoglimento dei ricorsi. I precedenti ci dicono che la giurisprudenza ha affermato come, affinché il meccanismo di selezione possa essere considerato efficace, debba essere esente da vizi.
Insomma non ci devono essere dubbi su “certezza ed univocità della soluzione”. Non è certo questo il caso del concorso in questione: se hanno dovuto arrendersi geni che andranno a insegnare ingegneria o fisica, di certezza c’è solo che superare i test è una “mission impossible”.
E che ai contribuenti la cosa tanto per cambiare potrebbe costare cara.
Direttore Dott. Alberto Barelli