L’importanza della musica per lo sviluppo cognitivo, emozionale e motorio dell’individuo è indiscussa.
Sappiamo che il linguaggio sonoro può sostenere le facoltà intellettive dei nostri alunni.
Il mondo sonoro può costituire, in particolar modo, un filtro relazionale con persone che presentano difficoltà emotive.
Negli ultimi decenni la ricerca neuroscientifica ha ampliato questa riflessione, dimostrando che la persona educata al suono possiede anche una maggiore funzionalità cerebrale, in grado di sopperire alle disfunzioni dei centri del linguaggio.
Un’educazione precoce al suono e alla musica può sostenere anche i prerequisiti della lettoscrittura.
In tal senso, l’educazione musicale diviene lo strumento privilegiato per agevolare anche i nostri studenti con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) o con difficoltà generalizzate e non certificate (BES).
L’educazione musicale, al di là del semplice studio di uno strumento, deve prevedere molteplici esperienze che implichino la multisensorialità, a vantaggio degli alunni con BES e della motivazione di tutti gli studenti.
Considerato l’incremento delle situazioni problematiche nelle classi, anche il lavoro del docente può risultare facilitato da percorsi accessibili a tutti gli alunni, che partano dalla sperimentazione per arrivare, laddove possibile, alla formalizzazione.
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Gaia Lupattelli