Tra i 28.986 slot a disposizione degli aspiranti insegnanti prevale il Mezzogiorno anche se le scoperture si concentrano al Settentrione
Partiamo dalle buone notizie: quest’anno le specializzazioni sul sostegno sfioreranno il record di 29mila posti negli atenei (per la precisione 28.896 dopo l’errata corrige arrivata dal Mur).
Ma poiché i corsi si concluderanno entro il 30 giugno 2024 i loro iscritti potranno concorrere a una cattedra solo a partire da settembre dell’anno prossimo. Per il 2023, ed è un’altra good news, ci si dovrà accontentare delle 19mila assunzioni preventivate dal ministero dell’Istruzione e del Merito grazie alla corsia preferenziale prevista, sempre sul sostegno, dal decreto Pa.
I problemi cominciano se allunghiamo lo sguardo sul medio periodo perché, nonostante l’aumento delle disponibilità nelle aule universitarie, anche il prossimo ciclo (l’ottavo) degli ex tirocini formativi attivi (Tfa) si concentrerà per oltre il 50% al Sud. Laddove il 70% delle scoperture, a mobilità conclusa, riguarda il Nord. Con il duplice rischio, da un lato, di aumentare il precariato (se si decide di non emigrare) nei bacini già oggi inflazionati e, dall’altro, di perpetuare la girandola di prof che una volta presa la specializzazione (al Mezzogiorno) e il ruolo (al settentrione) fanno poi ritorno al meridione appena ne hanno l’occasione, lasciando un vuoto che 12 mesi dopo va di nuovo colmato con un prof precario e così via.
Distanza tra domanda e offerta
I risultati sono evidenti. E il grafico qui accanto li rappresenta bene. Prendiamo la Lombardia. Al momento è scoperto più di un posto su tre (9.250), ma gli slot a disposizione per specializzarsi in un ateneo lombardo sono appena il 4% (1.170). E lo stesso discorso vale per il Piemonte, con il 12,65% di vuoti e l’1,72% (500) di disponibilità offerte dalle università piemontesi. Stesso film in scena in Veneto e in Emilia Romagna. All’opposto emblematico è il caso della Sicilia: le scoperture sul sostegno sono 694, mentre i posti di specializzazione attivati dagli atenei dell’isola sono 5mila.
Anche nel Lazio la domanda è nettamente inferiore dell’offerta: i posti scoperti sono poco più di 2mila, ma le università locali ne offrono quasi 7mila.
Al netto delle discrepanze territoriali il nuovo ciclo di specializzazioni sul sostegno ha numeri record: i 28.986 posti per l’anno accademico 2022/23 sono circa tremila in più rispetto all’anno prima (25.874) e quasi 7mila in più se confrontati con i 22.005 del 2021.
E il prossimo anno dovrebbe essere addirittura più generoso visto che il triennio che va dal settimo al nono ciclo dovrebbe prevedere 90mila disponibilità per gli aspiranti prof di sostegno contro i 55mila e passa del triennio precedente.
Tornando all’VIII ciclo una novità è la riserva della quota del 35% per gli insegnanti con almeno 36 mesi di servizio sul sostegno didattico negli ultimi cinque anni (in base all’articolo 18-bis, comma 2, del Dlgs 59/2017). La misura è stata introdotta di concerto con il ministero dell’Istruzione e del Merito grazie al decreto interministeriale n. 691/2023. Per questi docenti è anche prevista l’ammissione diretta alla prova scritta. Tutti gli altri candidati invece, per accedere ai percorsi universitari, dovranno superare un test pre-selettivo – una o più prove scritte o una prova pratica – e una prova orale.
I soggetti in possesso di titolo di studio non abilitante conseguito all’estero sono ammessi a partecipare alla selezione, previa presentazione del titolo, secondo le norme vigenti in materia di ammissione di studenti stranieri ai corsi di studio nelle università italiane ed il titolo è valutato, ai fini dell’ammissione, dalla commissione esaminatrice nominata dall’ateneo. In ogni caso, tutti gli aspetti organizzativi e didattici dei percorsi di formazione saranno disciplinati dagli stessi atenei con propri bandi.